Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 6 dicembre 2013

Dal “cattolico eticista” al “cattolico alla Denzinger”… una etichetta in più, ma i problemi rimangono

Il nostro è il tempo in cui si esalta la bio-diversità. Vi è la convinzione che “diverso” è bello, che più c’è e meglio è, che più è varia la realtà e più essa sarebbe affascinante … insomma, un po’ come si dice dalle mie parti per la pizza piena: più ci metti e più ci trovi!

Anche nella Chiesa in un certo qual modo si vive questa atmosfera. Ma fosse l’atmosfera della sinfonia, non ci sarebbe nulla da ridire, perché la sinfonia è l’“unità nella diversità”, diversità nei modi ma unità nella dottrina. Questo c’è sempre stato nella Chiesa, anzi è stata la sua caratteristica principale. Ciò che però c’è adesso non è questo. Non prendiamoci in giro: non è questo. Domina non l’esaltazione della sinfonia ma della contraddizione, che è ben altra cosa.

Da qualche giorno abbiamo scoperto che esiste anche il cattolico ideologico ed eticista. In realtà, se proprio volessimo dare la giusta interpretazione alle parole, una simile scoperta doveva essere fatta da tempo. Se infatti le parole hanno un senso, il cattolico ideologico dovrebbe essere colui che deforma il proprio credo in ideologia, e l’ideologia è la pretesa di ridurre il reale in costruzione intellettuale e soggettiva. D’altronde il padre dell’ideologia fu il razionalista Cartesio. E - sempre se le parole hanno un senso - il cattolico eticista dovrebbe essere colui che trasforma la morale naturale e soprannaturale in etica umana, ovvero che opera il passaggio dalla Legge (con la “L” maiuscola) alle regole, quelle regole fondate solo sulla debolezza delle opinioni umane e dei contesti socio-culturali.

Ma invece abbiamo scoperto, in questi giorni, non solo l’esistenza del cattolico ideologico ed eticista come se fosse una novità, ma anche che con questa etichetta (cattolico ideologico ed eticista) deve intendersi tutt’altra cosa rispetto al vero significato delle parole, deve intendersi il cattolico fedele alla Tradizione (che è il Dio vivente ed immutabile nella storia, quindi tutt’altro che ideologia) e alla morale di sempre (che è la sequela al Dio vivente e immutabile nella storia, quindi tutt’altro che eticismo).

Ma perché questa confusione? Per un motivo molto semplice: perché si è persa la bussola, né più né meno. Venendo meno la consapevolezza della verità e di quanto soprattutto la verità debba “in-formare” tutto (“in-formare” nel senso di dare forma) non solo la diversità diventa fine a se stessa, ma lo stesso significato dei termini va a carte quarantotto.  

E così si trascura il problema e ci si concentra sul metodo e sulla forma. Prendiamo il caso Gnocchi-Palmaro. Non voglio entrare nella questione del metodo, dove posso anch’io avere idee poco chiare a riguardo, se cioè Gnocchi-Palmaro abbiano fatto bene o meno a scrivere certe cose. Ciò che però rifiuto è che le discussioni in atto vertano sul fatto se siano stati irriverenti o meno, senza che nessuno – dico nessuno – si prenda la briga di dimostrare che ciò che hanno scritto sia sbagliato. 

L’ultimo intervento di Socci su Il foglio del 24 ottobre scorso ha complicato ancora più le cose. Ha scritto molto ma di fatto non ha scritto nulla. Ci ha informato che Benedetto XVI è stato un maestro del Logos. Bene. Ci ha informato che Paolo VI scrisse delle cose molto interessanti in merito alla fedeltà alla Tradizione. Benissimo. Ci ha informato che tutti sono nella continuità. Speriamo. Ha condito il tutto con una tirata di orecchi ai vari intellettuali e teologi gnostici alla moda, in stile salotto scalfariano. Ci fa piacere. Ci ha informato di tante cose belle … ma non ha risolto il problema. Non ci ha spiegato, per esempio, perché le affermazioni sulla coscienza di papa Francesco nei suoi colloqui con il fondatore de La Repubblica siano in linea, non dico con tutto il Denzinger, ma almeno con la Veritatis splendor di Giovanni Paolo II. Apoditticamente ci ha detto che così è, ma non lo ha spiegato. E se ne è convinto solamente perché papa Francesco è figlio di sant’Ignazio, beh’ non  è poi un argomento così forte… se è vero, come è vero, che anche il cardinale Martini era un gesuita. Se poi ne è convinto perché ciò che dice papa Francesco è sempre in linea con il Logos, quel Logos che, salvaguardato, evita – lo ha scritto lo stesso Socci – qualsiasi riduzione del Cristianesimo a emozione e sentimento così come – a detta dello stesso Socci – sono soliti fare i movimenti carismatici, allora è bene che Socci si vada ad informare che opinione papa Francesco abbia sui movimenti carismatici cattolici. Sua Santità li ha sempre lodati e sostenuti.

Ma torniamo alla “bio-diversità”, che tutto accorda, che tutto armonizza nella dialettica e anche nella lotta, come il lupo con l’agnello e la gazzella con il ghepardo. Una “bio-diversità” che in termini logici si traduce in negazione del principio di non-contraddizione.

Ma torniamo all’intervento di Socci. Definire il lefebvriano (chi scrive non è un lefebvriano né tantomeno si riconosce in particolari etichette) un cattolico alla Dezinger non so se sia davvero un’offesa. Lasciamo stare l’eleganza dell’espressione e soffermiamoci sulla sostanza: cattolico alla Denzinger vuol un dire un cattolico che guarda all’interezza del Magistero, che, e Socci lo dovrebbe sapere molto bene, non è un guardare facoltativo del cattolico ma obbligato, perché il Magistero è continuità; quella stessa continuità che Socci tanto apprezzava e dice di continuare ad apprezzare citando Ratzinger/Benedetto XVI. Siamo alle solite: si dà una definizione più o meno suggestiva per colpire ed evitare di spiegare.

Veniamo adesso ad un altro punto. Il cattolico eticista insisterebbe troppo sulla morale. Ma ci siamo mai chiesti cosa è la morale nell’ambito della teologia cattolica? Il Dio Logos è un Dio che non è al di là del bene e del male, ma che è costitutivamente buono; per cui la legge morale non è una decisione arbitraria di Dio ma la sua stessa natura. I Dieci Comandamenti, per esempio, altro non sono che la natura stessa di Dio codificata per la vita quotidiana dell’uomo. Dunque, rispettare la legge di Dio vuol dire aderire alla Sua natura, abbracciare Dio; per cui, di converso, non è possibile scegliere e convivere con Dio se non si rispetta la Sua Legge. In questo non c’è nulla di moralistico, perché il moralismo è un’accettazione senza motivi persuasivi della legge morale, convincendosi tutto sommato che la morale è una pura astrazione e decisione intellettuale che è in un modo, ma poteva anche essere in tutt’altro modo. I Santi invece hanno capito che non c’è Dio senza Legge morale e non c’è Legge morale senza Dio. Definire eticista il comportamento di chi è attento alla Legge morale e invita a tutti a fare altrettanto significa contraddire il comportamento dei Santi. Che dire, per esempio, di un San Pio da Pietrelcina e della sua risaputa intransigenza. Gesù parla chiaro: Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. (Matteo 5,19)

In questo senso Benedetto XVI insisteva molto sui cosiddetti principi non-negoziabili, perché dal giudizio concreto sulla vita, da come ci si rapporta a quelle grandi questioni che danno il tono del tempo attuale (per esempio Benedetto XVI definì l’ideologia del gender come la più grave sfida a cui la Chiesa di oggi deve fare fronte) si esprime la testimonianza e l’amore del cristiano a Colui che è l’unica Via, l’unica Verità, l’unica Vita.

E allora faccio un appello. Vogliamo sì o no ragionare sui contenuti, invece che sparare definizioni offensive di catalogazione dei cattolici, a mo’ di entomologia ecclesiale? Vogliamo risolvere sì o no i problemi? Dire che basterebbe seguire la percezione soggettiva del bene e del male per salvarsi, dire che si può non perdere la Fede prescindendo dalla fede in Cristo, dire che Dio non è cattolico, dire che lo scopo del cristiano non sarebbe quello principalmente di convertire… tutto questo dire pone o no dei problemi? La questione è qui.

Nella favola di Pinocchio fu un semplice grillo a parlare (a proposito di entomologia), fu schiacciato, parlò ma fece il suo dovere. Pose delle giuste questioni. Pinocchio disse che doveva stare zitto perché era solo un misero grillo, lo schiacciò, ma non risolse i problemi ... né i suoi né del babbo.
Corrado Gnerre 3 novembre 2013

51 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.avvenire.it/Papa_Francesco/santmarta/Pagine/santa-marta-5-novembre-2013-comandamenti.aspx

Agnese ha detto...

" interessante " il discorsetto di Bergoglio.....

senza neppure velare, ha dato da intendere che chi difende la Tradizione ( a parole e nel limite del possibile difendendone il fulcro ossia la S. Messa in Latino) e sta alzando la testa aprendo occhi naso e orecchie, con la semplice conoscenza di quanto è insito nel Magistero perenne del Deposito intoccabile, ( e con ciò resistere agli errori ed orrori post conciliari) sarebbero i farisei del XXI secolo?

Ohibò.... ora dalle accuse di pelagianesimo siamo passati alle accuse di fariseismo.... vuoi vedere che ....la Tradizione quindi Deposito intoccabile dallo stesso papa, può essere paragonato ai sepolcri imbiancati dei dottori della sinagoga, tutti intenti a precetti, tanto che se un bisognoso di cure chiedeva aiuto di sabato nessuno dovevano muovere dito per andare ad aiutarlo?

parole parole parole....e pure dette tanto male.... ma la furbizia in questo caso anche se ben orchestrata .... non può e NON potrà mai competere con il Deposito....


ecco si .... leggiamo un piccolo passaggio.....così per tenere allenata la mente....

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La roccia è Gesù Cristo! La roccia è il Signore! Una parola è forte, dà vita, può andare avanti, può tollerare tutti gli attacchi, se questa parola ha le sue radici in Gesù Cristo. Una parola cristiana che non ha le sue radici vitali, nella vita di una persona, in Gesù Cristo, è una parola cristiana senza Cristo! E le parole cristiane senza Cristo ingannano, fanno male! Uno scrittore inglese, una volta, parlando delle eresie diceva che un’eresia è una verità, una parola, una verità, che è diventata pazza. Quando le parole cristiane sono senza Cristo incominciano ad andare sul cammino della pazzia”.

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però ha ragione il vdr .... siamo già sul cammino della pazzia... chissà però a quale egli si riferisce.... perchè la VERA pazzia è incominciata dal cv2 in poi, quando appunto hanno stravolto la Tradizione Deposito, Sacrificio della S. Messa .... etc..etc....

Luisa ha detto...

Letto l`ultimo link, se posso permettermi sarebbe cosa buona e giusta che papa Bergoglio applicasse in primis a sè stesso quelle sue saggie parole, perchè i suoi giudizi durissimi e impietosi, che sono altrettante bastonate, da mesi dividono i cattolici in buoni e cattivi, sono fonte di divisione, forniscono "argomenti" e materiale a chi non ha più che da dire :
"lo ha detto il Papa!",

viandante ha detto...

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli

mic ha detto...

Bergoglio dice cose giustissime, che però creano confusione perché possono appiccicarsi a chiunque.
Riguardano anche noi, ovviamente, se incorriamo - e dobbiamo starne sempre in guardia - dai rischi che prefigura.

La confusione, però riguarda soprattutto il fatto che ormai è chiaro che lui scinde Cristo dalla Dottrina, come se si trattasse di sterile giuridismo, il che è un trito pregiudizio.
Ma proprio in questo articolo Gnerre è stato chiarissimo e ha centrato il problema. Cito:

".. Ma invece abbiamo scoperto, in questi giorni, non solo l’esistenza del cattolico ideologico ed eticista come se fosse una novità, ma anche che con questa etichetta (cattolico ideologico ed eticista) deve intendersi tutt’altra cosa rispetto al vero significato delle parole, deve intendersi il cattolico fedele alla Tradizione (che è il Dio vivente ed immutabile nella storia, quindi tutt’altro che ideologia) e alla morale di sempre (che è la sequela al Dio vivente e immutabile nella storia, quindi tutt’altro che eticismo). "

Franco ha detto...

@ Mic. Lei ha toccato proprio il punto centrale. Fino al Concilio V. II al cattolico veniva chiesto di seguire i pronunciamenti dell'autorità ecclesiastica, promananti in ultima analisi dal papa,ma stesi dalla "penitenzieria apostolica" secondo una minuta casistica, che veniva additata come applicazione alle circostanze concrete di una Legge Naturale infrangibile, appunto per l'immutabilità e universalità della Natura. Questo particolarmente nel campo dell'etica biomedica: dalla distinzione tra aborto diretto ( mai lecito, anche se "terapeutico" ) a quello indiretto ( lecito in alcune circostanze gravi ) per arrivare a questioni sulle quali un laicista avrebbe sorriso: il modo "lecito" di raccogliere campioni di seme maschile per l'analisi di infertilità: con siringa anzichè con quello ( scusate )... più semplice e immediato. Come è noto, la "bomba" è scoppiata con l'"Humanae Vitae" del 1968: sollevazione generale sui mass-media e interpretazione "pastoralmente benevola" dei vari episcopati, ovvero "chiudiamo un occhio su quello che di fatto non possiamo impedire". Emblematico il passaggio di "Famiglia Cristiana" dal "controllo delle regole" alla "proposta dei valori". Di fatto nel corso degli anni la situazione è cambiata, anzi precipitata a un punto tale che oggi, secondo quanto mi viene detto, fra le coppie che seguono i corsi di preparazione al matrimonio religioso, nove su dieci hanno già convissuto. Da qui il crollo di un certo tipo di modello educativo e il dilagare dei divorzi.
Io personalmente sono un conservatore propenso per principio all'obbedienza: però non sento come "atto umana" l'obbiedenza "cieca, pronta e assoluta", senza una qualche comprensione delle ragioni. Ad esempio,a proposito del no al "proporzionalismo" condannato nella "Veritatios Splendor" mi chiedo se non debbano distinguersi alcuni casi ( non generalizzati )in cui il buon senso richiede un certo discostamento dalle regole ufficiali per evitare autentici disastri.
Mi sembra che di fatto l'insegnamento di papa Francesco sia stato inteso come l'uscita da una situazione di reticenza, se non di ipocrisia: il Cristianesimo consisterebbe essenzialmente nel perseguimento dei Grandi Valori; per il resto, via libera alla coscienza individuale con sdoganamento della "morale della situazione" ( rigorosamente condannata da Pio XII ).
Non dico che il cristiano non debba essere pronto all'eroismo; occorre però che gli "eticisti" come il prof. Palmaro aiutino quelli che vogliono rimanere fedeli ed educare i figli alla fedeltà a rendere comprensibile il concetto di Legge Naturale e il suo nesso con la divinoumanità di Gesù Cristo.
Spero di non aver scandalizzato nessuno, anzi vorrei essere smentito, ma credo che così si presentino i termini della questione in campo etico ( quello dogmatico sfugge ai più ).

Anonimo ha detto...

La verità impazzita è un'espressione di Chesterton, mi pare.

Anonimo ha detto...

Non metto in dubbio che chi avrà meritato avrà grande ricompensa nei cieli, non si tratta di questo, si tratta che si falcia un grande fascio di erbe buone e cattive,si lega e si butta via, è ciò che sta facendo il vdr, il cui scopo è quello di crearsi una chiesa modellata sul suo pensiero, che non so e non mi interessa sapere se consono alla casuistica gesuitica, ma ogni cattolico più o meno credente, anche se in ricerca affannosa di risposte come il sottoscritto, senza necessariamente appartenere a gruppi tradi o meno o avere pretese di insegnare al papa, vuole sapere se quello che è peccato grave e veniva stigmatizzato come tale e come tale condannato dalla CC, è ancora così, se esiste l'inferno e se saremo tutti giudicati a seconda dei meriti e non che 'tanto Dio è buono e salva chi vuole', pecca fortiter sed crede fortius va bene per Martino, non per me, che pure qualche dubbio ce l'ho, viste le ultime uscite del vdr, insomma ci hanno ingannato per 2000 anni o esistono ancora timor Dei e comportamenti inaccettabili per la 'morale cattolica' se ancora esiste? Si può discutere o no sui predecessori, ma almeno Ratzinger dei principi non negoziabili e sulla lotta ai comportamenti errati e peccaminosi dei religiosi ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia( adesso se ne occuperà il g8 e poi riferirà) come sulla condanna del relativismo, qui mi pare si siano spruzzate 5 gocce di Chanel n.5 e che tutto profumi di nuovo, eh, no, cari miei, il cattolicesimo non può essere annacquato, essere decisi,sì-sì no-no, altrimenti diventiamo una delle tante insignificanti sette protestantoidi, in USA ce ne sono 80.000 tutte riconosciute dal governo,tutte praticamente innocue per il NWO.Scusatemi la lunghezza, grazie per lo spazio.Lupus et Agnus.

mic ha detto...

Io personalmente sono un conservatore propenso per principio all'obbedienza: però non sento come "atto umana" l'obbiedenza "cieca, pronta e assoluta", senza una qualche comprensione delle ragioni. Ad esempio,a proposito del no al "proporzionalismo" condannato nella "Veritatios Splendor" mi chiedo se non debbano distinguersi alcuni casi ( non generalizzati )in cui il buon senso richiede un certo discostamento dalle regole ufficiali per evitare autentici disastri.

Caro Franco sono d'accordo.
Il discorso della casuistica, credo redatta più per i curatori d'anime, che comunque affinano un loro personale discernimento sempre legato a chi ha portato la grazie a la verità che non superano ma rendono possibile viverla la Legge. Certo la casuistica - presa a sè senz'alcun discernimento e conoscenza della persona - può effettivamente apparire sterile moralismo.
Mma qualunque credente approfondisca un po' la fede (così come ogni sacerdote sufficientemente illuminato) è invitato a staccarsi da un possibile "giuridismo", tipo l'elenco dei peccati o da qualunque atteggiamento 'casuistico', che può apparire perfino una caricatura del vero esame di coscienza che non vede solo i fatti ma, nella loro concreta individuazione, riconosce anche le cause prossime e remote profonde o più facilmente rimovibili.

Tuttavia non si possono buttare a mare i principi sdoganando la "morale della situazione".

Né si può identificare la Tradizione, più attenta ai principi a alle loro ragioni oggi disattese, col moralismo.

Franco ha detto...

Faccio un esempio concreto. Un signore, che a suo tempo si è sposato in Chiesa, ha divorziato e ora si sposa civilmente con un'altra donna. Può un suo parente o amico che voglia comportarsi da cattolico coerente e fedele partecipare alla cerimonia, fare il suo bel regalo, festeggiare convivialmente ?

Luisa ha detto...

L`ho già detto e mi ripeto, quel che mi sembra gravissimo è che in modo strisciante, subdolo, sta imponendosi un discorso che oppone la Dottrina alla Misericordia,
Dottrina contro Misericordia,
Misericordia contro Dottrina,
se obbedisci alla Dottrina, all`insegnamento della Chiesa, se ne rispetti i principi e i valori morali, non sei misericordioso, sei rigido, sei un ...pelagiano.
Divisione dei cattolici in categorie, e da subito.
Vi ricordate?

http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130627_azione-verita_it.html

Era il mese di giugno durante una sola omelia, ci siamo beccati questi giudizi peerentori e queste categorie, riportate e riassunte dall`OR:

" Papa Francesco ha individuato «nella storia della Chiesa due classi di cristiani, categorie di “cristiani senza Cristo” tra le quali Papa Francesco ne ha approfondite in particolare due.
Quella del “cristiano light”, che «invece di amare la roccia, ama le parole belle, le cose belle» e si rivolge «verso un “dio spray”, un “dio personale”», con atteggiamenti «di superficialità e di leggerezza»
. Questa tentazione c’è ancora oggi: «cristiani superficiali che credono sì in Dio», ma non in Gesù Cristo,
«Alla
seconda categoria appartengono invece «quelli che credono che la vita cristiana» si debba «prendere tanto sul serio» da finire «per confondere solidità e fermezza con rigidità». Il Santo Padre li ha definiti “cristiani rigidi”, «che pensano che per essere cristiani è necessario mettersi a lutto», prendendo «sempre tutto sul serio», attenti ai formalismi, come facevano scribi e farisei del tempo di Gesù.
Sono per il Pontefice cristiani per i quali «tutto è serio. Sono i pelagiani di oggi, quelli che credono nella fermezza della fede». E sono convinti che «la salvezza è nel modo in cui io faccio le cose»: «devo farle sul serio», senza gioia. Il Pontefice ha commentato: «Ce ne sono tanti. Non sono cristiani, si mascherano da cristiani».


In definitiva queste due categorie di credenti — gnostici e pelagiani — «non conoscono Gesù, non sanno chi sia il Signore, non sanno cosa sia la roccia, non hanno la libertà dei cristiani». E, di conseguenza, «non hanno gioia». I primi «hanno una certa “allegria”, superficiale»; i secondi «vivono in una continua veglia funebre, ma non sanno cosa sia la gioia cristiana, non sanno godere la vita che Gesù ci dà, perché non sanno parlare con lui». Perciò non trovano in Gesù «quella fermezza che dà la sua presenza». E oltre a non avere gioia, nemmeno «hanno libertà».

I primi, ha proseguito, «sono schiavi della superficialità», i secondi «sono schiavi della rigidità» e «non sono liberi», perché «nella loro vita lo Spirito Santo non trova posto». Del resto, «è lo Spirito che ci dà la libertà».



Luisa ha detto...


"Francesco comincia una nuova epoca"
intervista a Wolfgang Beinert,

http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201312/131205beinertweiss.pdf

mic ha detto...

Faccio un esempio concreto. Un signore, che a suo tempo si è sposato in Chiesa, ha divorziato e ora si sposa civilmente con un'altra donna. Può un suo parente o amico che voglia comportarsi da cattolico coerente e fedele partecipare alla cerimonia, fare il suo bel regalo, festeggiare convivialmente ?

I casi border line ;)

Personalmente credo che la responsabilità morale del nuovo sposo non debba presupporre la cenere in testa dell'amico.

Franco ha detto...

Mic. Secondo la dottrina tradizionale, sancita credo nel CDC del 1917 il "nuovo sposo" in quanto convivente "more uxorio" ( dal punto di vista religioso ) era da considerare un "pubblico peccatore e concubino" e come tale scomunicato. Mi riferisco al caso del vescovo di Prato, mons. Fiordelli, e dei coniugi Bellandi, da lui aspramente criticati ( 1956). Invece attualmente si parla di "tenerezza" della Chiesa nei confronti dei divorziati risposati, che non sono scomunicati, ma non possono fare la comunione. Credo che occorra fare chiarezza, in un senso o nell'altro. O sono in peccato mortale, ed è ovvio che non possano fare la comunione, o non lo sono e allora è giusto amministrargliela. Oppure ( terza ipotesi ) sono in una zona "grigia" tra il peccato e il non peccato, e nell'incertezza non si dà la comunione?
Il fatto è che i casi "irregolari" sono così numerosi da influire potentemente sui modelli di comportamento offerti dal martellamento massmediatico e sull'educazione dei piccoli e degli adolescenti. Una volta tra i meccanismi di "controllo sociale" c'era lo "scandalo", che aveva un effetto di retroazione sulla formazione del costume e sull'educazione dei giovani. Oggi tutto questo manca.
Quanto alla cenere sulla testa, mi permetto di riproporre il quesito: se si tratta di peccato mortale, si può festeggiare uno che entra permanentemente in questa situazione? Si tratta di scelte spinose, perchè una persona credente e insieme civile non può provare nessun gusto nell'impancarsi a Savonarola.

mic ha detto...

Franco,
è vero che i casi "irregolari" sono numerosi. Ma chi è credente sa che non può ricevere i sacramenti se non è in grazia di Dio, cioè se la situazione "irregolare" permane ed è imputabile a sua responsabilità.
Io mi fermo qui.
Nel caso che lei ha proposto non mi pare che ci si debba necessariamente impancare a Savonarola. Se sono amica, vado alla festa e affido la vita e l'anima del mio amico al Signore.
Del resto se è mio amico, sa come la penso e come la pensa la Chiesa a purtroppo la cosa non lo scalfisce. Né lo scalfirebbe la mia riprovazione anche se non approvo la sua condotta. E spero sempre che ci sia un momento, nella vita di ognuno, in cui si prenda coscienza e ci si possa pentire.

Anonimo ha detto...

Non darei per scontato che ogni volta che il Papa parla ce l'abbia con i tradizionalisti.
L'omelia segnalata a me pare condivisibile e l'atteggiamento che stigmatizza lo si ritrova facilmente anche tra moltissimi progressisti.
Neppure sopravvaluterei il peso che possiamo avere agli occhi del Papa.

viandante ha detto...

Caro Franca e cara Mic,
credo che non dobbiamo essere dei Savonarola, ma nemmeno incoerenti.
Nel caso in questione, se si conosce la situazione personale dell'amico, si converrà , da cattolici, che quest'uomo sta commettendo un peccato mortale.
Fin qui spero ci siamo.
Ora vogliamo festeggiare il suo matrimonio? So che la risposta può sembrare antipatica, irriverente, presuntuosa e chi più ne ha più ne metta.
Tuttavia se si é coerenti e si vuole testimoniare la Verità, quel giorno lì si fa qualcosa d'altro! Costa, lo so per esperienza, ma non possiamo condannare certe cose sui blog e agire in altro modo nella vita reale.
O siamo sale che dà sapore alle cose oppure... sapete come va la parabola.

E solo il Signore sa quanta fatica a volte costa essere coerenti e confessarLo pubblicamente e quante volte per comodità cadiamo e preferiamo il quieto vivere... Eppure é importante riuscire a rialzarsi e capire che abbiamo sbagliato. E ogni volta cercare di migliorarci. Diabolico sarebbe aggiustare le cose per far apparire giusto ciò che invece sappiamo essere un'offesa a Dio e alla sua legge.

Agnese ha detto...

Non darei per scontato che ogni volta che il Papa parla ce l'abbia con i tradizionalisti.

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Certamente.... ma i segnali, da lui mandati sono inequivocabili.

Far finta di non aver "capito" o di aver "mal interpretato", equivale a prenderci in giro..... ma forse è a questo che si punta ....anche senza il forse.

Ma quando mai bisogna interpretare le parole di un papa?

Parli chiaro, faccia nomi e cognomi se davvero vuol insegnare, altrimenti faccia altro.

Di ambiguità ne abbiamo piene le tasche.... di interpreti vari ancor di più....

Silente ha detto...

Interessante considerazione di Mic, riferita a Socci: "Apoditticamente ci ha detto che così è, ma non lo ha spiegato." E' una caratteristica dei conciliatoristi: affermano, ma non spiegano, dichiarano, ma non dimostrano, esigono obbedienza intellettuale ma non argomentano. Si afferma apoditticamente la "continuità" del Concilio, ma non la si dimostra e si ignorano le argomentazioni contrarie o solo dubbie. Lo stesso dicasi della variegata fenomenologia del post-concilio. Si denunciano le deviazioni, gli errori, persino le eresie. Non rispondono, o rispondono con insulti. Il conciliatorismo, così intriso di razionalismo,di antidogmatica e di antiautoritarismo, pare - curiosamente - impermeabile alla ragioni della Ragione, alla dialettica, al ragionamento. Impone i suoi dogmi che, contrariamente ai Dogmi veri, non sono fondati sulla Rivelazione o sulla Tradizione, ma sull'ideologia modernista. E li impone con un autoritarismo feroce e ottuso, come dimostra il caso dei Francescani dell'Immacolata. Li affronti con il ragionamento e le dimostrazioni, rispondono con il bastone. Sono tolleranti con tutto e con tutti, ma non con la Verità.
E' ovvio che sia così: la contro-chiesa modernista ha rinnegato la logica aristotelica, il severo "jus" romano, il paolino "sì sì, non no", la razionalità argomentativa e dimostrativa tomista, il rigore dottrinale della Contro-Riforma. Vaga nel deserto semitico di un profetismo irrazionalistico, sentimentale, emotivo, esperienziale, nevrotico e allucinato. Ha rinunciato all'Autorità, alla Giustizia, alla Ragione, ma non al potere, che esercita con arroganza e disprezzo nei confronti della Chiesa di sempre e dei suoi argomenti.
E se si reagisce, scattano gli anatemi: "eticisti", "pelagiani", "cattolici alla Denzinger". L'autodemolizione continua.

edoardo ha detto...

Circa la questione posta da Franco: concordo con Viandante. Innanzitutto bisogna testimoniare la propria fede, con coerenza, e quindi non si può festeggiare un evento che condanna alla dannazione eterna un amico. Che razza di amici saremmo?

Josh ha detto...

sarà cattolicamente etico o eticista
esaltare Mandela nel santino (falso) che tutti stanno intessendo, Bergoglio compreso,
quando la storia di Mandela è piena di ambiguità (comprese morti, bombe e reati vari e violenti contro la persona)?

http://www.volkstaat.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1248:nelson-mandela&catid=49:nelson-mandela&Itemid=67





Marco P. ha detto...

Franco, se posso dico la mia sul caso ipotetico o concreto che sia:
si può festeggiare e fare il regalo ?
Se c'è qualche cosa da festeggiare allora si, però dubito, anzi sono certo che in un divorzio cui segue una nuova unione di tipo adultera non ci sia nulla da festeggiare, anzi. Quindi si festeggerebbe una situazione peccaminosa. Lo stesso ad esempio nel caso in cui due persone non ancora sposate davanti a Dio decidessero di andare a convivere (con o senza "matrimonio" civile).

Metilde ha detto...

Concordo in toto con Viandante.
E con Malgarida: "non si può festeggiare un evento che condanna alla dannazione eterna un amico".
Parole sacrosante!

mic ha detto...

Sono d'accordo anch'io che non ci sia nulla da festeggiare.
Ma non gli tolgo l'amicizia, anche se non lo approvo e lui certo lo deve sapere, altrimenti qui sarei incoerente.
Del resto mi è capitato di partecipare al matrimonio civile un fratello che sa bene come la penso. E non lo confesso di certo come un peccato.

rosa ha detto...

grazie, josh, di non avermi fatto sentire sola.
rosa

Marco P ha detto...

Certamente neppure io negherei l'amicizia, anzi, proprio per questo spiegherei il motivo del mio non festeggiare. Per lo stesso motivo poi, continuerei a frequentarli e a comportarmi con loro senza pregiudizi.
D'altro canto ho più amici che convivono more uxorio che però non capirebbero le argomentazioni che potrei portare in una eventuale discussione, perciò finché non mi invitano al matrimonio civile - nel qual caso dovrei giustificare la mia non partecipazione - cerco di far capire quello che è giusto senza fare il pasdaran e senza lanciare invettive, quando e se ne ho l'occasione.
Infine, avendo aiutato la preparazione di corsi prematrimoniale dove il 90% delle coppie già convivevano e dove tale condotta era non solo tollerata da chi doveva pronunciarsi stante il ruolo (sacerdote) ma era anche dagli altri aiutanti addirittura approvata, ho fatto presenti a loro che questo non era compatibile con la dottrina cattolica, e poi vista che la sordità proseguiva, ho levato il disturbo.
Voglio dire con questi esempi che ogni situazione va affrontata partendo dalla Verità e dalla dottrina che ne segue, cercando poi di trasmetterla a chi ci si trova di fronte secondo le sue capacità.

Marco P ha detto...

Rosa,
siamo già in tre!

Turiferario ha detto...

Siamo da tempo in una Chiesa del "si farebbe così ma anche no se non ti va", ed è logico che sia malvisto chi trova lievemente incoerente tale modo di agire. Come pure è logico che si preferisca irriderlo con qualche frasetta ironica o qualche epiteto fantasioso invece di confutarlo, perché una confutazione serrata rischierebbe di trasformarsi in un boomerang.

A proposito dell'invito al matrimonio di un amico divorziato che si risposa, la risposta dovrebbe tenere conto di una serie di cose. Potrebbe essere ad esempio che andando al suo matrimonio io senta che gli posso stare vicino e dargli una mano quando sarà il momento. Anche Gesù Cristo andava a tavola con i pubblicani e i peccatori non perché condividesse quello che facevano, ma perché in questo modo poteva convertirli.

mic ha detto...

Siamo in quattro!

likeafairytale ha detto...

personalmente credo che mi comporterei (e comporto dato che proprio a gennaio ho un caso analogo) così:

-cosa crea più danno o scandalo al matrimonio: la mia presenza o assenza?

-mi consiglio con un buon sacerdote o almeno con persone di fidata spiritualità e sana dottrina

Mio marito anni fa si rifiutò di andare al matrimonio del cugino con una donna in seconde nozze. Beh, il cugino essendo una bravissima persona ha capito e accettato, anzi a riprova ulteriore è venuto, invitato, al nostro matrimonio. Per la cronaca, si stanno anche lasciando e nelle macerie c'è una piccolina di 5 anni che infatti ha sempre gli occhi tristi e bassi e mangia pochissimo. La legge della Chiesa appare "dura" però in realtà lo è per proteggere i deboli (di solito i bambini). L'immoralità purtroppo miete quasi sempre gli innocenti come vittime.

likeafairytale ha detto...

p.s. togliere l'amicizia sarebbe davvero da "duri di cuore": un amico che sbaglia va aiutato, con la correzione ma anche con il sostegno e l'aiuto affettuosi. Inoltre non tutti hanno lo stesso grado di consapevolezza, quindi andrebbe valutato caso per caso...a me comunque un sacerdote di grandissima esperienza tra le anime in tutto il mondo (i missionari spesso sono ottimi consiglieri e confessori) disse di non evitare alcune volte la frequentazione anche di persone con situazioni non proprio moralmente cristalline per dar loro il buon esempio. Certo è che questo stato di cose in cui la maggioranza non ha quasi più nemmeno la distinzione più elementare tra bene e male è veramente spinosa e crea problemi di coscienza notevoli :(

lister ha detto...

...siamo molti, ma molti più di quattro.
Nessuno di questi pecoroni che si sperticano in falsi panegirici spiega perché costui fu condannato all'ergastolo...
Altro che etica!!!

Franco ha detto...

Sono molto consolato dal fatto che il mio quesito sia stato preso sul serio. Occorre alternare i discorsi sui "massimi sistemi", in cui la parola spetta principalmente agli esperti, con quelli che vertono sulle situazioni concrete, in cui siamo chiamati a "metterci la faccia" personalmente. Aggiungo che questo papa piace a molti appunto perchè molte delle sue prediche si riferiscono all'esperienza quotidiana, per cui, pur sbalestrato dal lato della dogmatica, non mi scandalizzo del suo "santamartismo".
In particolare ringrazio likefayritale per la sua testimoninaza di vita vissuta. Non bisogna impancarsi a "giusti" come certi Farisei, e non si può negare l'amicizia a chi si ritiene stia sbagliando. Se poi l'amico è amico vero... capirà certe ragioni, se sono esposte con sincerità e con il rammarico di chi deve "negarsi" per motivi che ritiene superiori. Oggi è richiesto il coraggio di andare contro il politicamente e socialmente corretto. Una nota comica: al liceo, per motivi morali da mosca bianca, non copiavo e non davo da copiare. però mi rubavano la brutta del compito di greco ( ne scrivevo più copie via via migliorate ) così avevo la coscienza tranquilla e di fatto avevo aiutato. Un po' fariseo?

Anonimo ha detto...

No, sono cose che fanno parte del kit di sopravvivenza per non passare da secchione odioso ed essere bandito a vita dalla classe, a me capitava di nascondere il crocefisso appeso per preservarlo dalle ingiurie dei collettivanti post'68,quelli di: 'cloro al clero' e 'il vaticano brucerà e se il governo si opporrà rivoluzione'....sono sopravvissuto senza soffocare la mia coscienza pur non essendo un cattolico modello, anzi.....però mi dispiaceva che offendessero quello che, anche se immagine simbolica,era pur sempre il Figlio di Dio fatto uomo e morto per noi, anche per i non politically allied come me e poco frequenti in chiesa.Anonymous.

likeafairytale ha detto...

hai ragione franco è un difetto abbastanza diffuso tra i tradizionalisti, un certo scollamento dalla realtà e poco senso pratico

Anonimo ha detto...

Questo bel commento di un gesuita sudafricano bianco, cresciuto durante l'apartheid, su Nelson Mandela spiega molte cose, per chi vuol capire...

http://www.dailymaverick.co.za/opinionista/2013-12-06-mandela-the-minister-of-reconciliation/#.UqJMUPTuJDo

lister ha detto...

Sì, anonimo: un Gesuita.....

viandante ha detto...

Sicuramente la discussione scaturita é importante, ma anche insidiosa.
Certo che l'amicizia non va tolta a nessuno, ma nemmeno a Cristo.
Certo che non dobbiamo indurire i nostri cuori, ma nel Vangelo proprio parlando del ripudio della moglie da parte del marito Gesù dice:
Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandar via le vostre mogli; ma da principio non era così. Ed io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per cagion di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio.

Quindi é per la durezza di cuore che era stata allentata la legge, non il contrario. Ma Gesù, il misericordioso, viene e ripropone una morale più esigente.
Troppo spesso opponiamo la legge dell'amore al decalogo, quasi che il decalogo fosse troppo duro e impegnativo. Invece é Gesù stesso che viene a dirci che la legge dell'amore é quella che compendia tutta la legge, ma senza cambiarne uno iota. Anzi più volte Gesù ribadisce che l'amore é più esigente della legge (vedi anche cosa dice su chi parla male del fratello e sull'omicidio).

Certo é utile parlare di queste cose però dobbiamo sapere che spesso queste discussioni più che cercare veramente di aiutare l'altro (in tal caso come detto da altri un buon confessore potrebbe aiutare molto di più) sono sfruttate per anteporre le cose pratiche ai valori che dovrebbero soggiacere alla nostra vita.
Si antepone la pratica alla dottrina e poi si cerca di adattare quest'ultima alla prima. È quello che si é fatto al Concilio con pastorale e dottrina.
È la prassi, che spesso condanniamo in altri ambiti, come quello liturgico, dove i modernisti un passo alla volta hanno smontato tutta la Messa.
Con la morale succede lo stesso e Pannella in questo ambito é stato assai esemplare: con la scusa di qualche caso o situazione più unica che rara si é sovvertito l'ordine giuridico di una nazione.

Nel nostro piccolo gesti come quello di partecipare alle seconde nozze di un parente divorziato, fare una festicciola per Halloween ma senza "cattive" intenzioni, il partecipare a funerali-spettacolo per non urtare la sensibilità di parenti "benpensanti", accettare l'omosessualità come scelta lecita e rispettabile purché non sia chiamata matrimonio, oppure a patto che non ci sia possibilità di adozione, oppure... nascondere i segni della nostra fede.

Chiaramente la vita é complessa e i singoli casi vanno valutati col confessore, però delle linee guida chiare e non ambigue sono necessarie. E invece mancando questa chiarezza in un attimo abbiamo perso tutto e non ce ne rendiamo conto perché tutti noi, io compreso, siamo stati un po' intaccati dal modernismo!

E Dio solo sa quanto costa disintossicarsi!

Luisa ha detto...

Su Nelson Mandela, per chi legge il francese:

http://bernardlugan.blogspot.fr/2013/12/nelson-mandela-licone-et-le-neant.html

Agnese ha detto...

Appunto caro viandante ...

appunto discorsi insidiosi quelli continuamente proposti da franco....ma d'altro canto uno ci prova no?

E se provandoci non trova terreno fertile, ecco che allora CERTI tradizionalisti, diventano difettosi e scollati dalla realtà, con poco senso pratico......

ma a quale senso pratico? quello del mondo o quello della sana dottrina? questo è il dilemma per alcuni....

Josh ha detto...

se si può dire come nulla fosse:

"è un difetto abbastanza diffuso tra i tradizionalisti, un certo scollamento dalla realtà e poco senso pratico"

che in realtà è l'abisso tra le richieste di fede e l'andazzo del mondo

allora preventivamente chiedo venia per la battutaccia, ma non resisto....

dobbiamo sempre giustificare i "compagni che sbagliano" :-))
ci hanno inculcato che è una delle basi del "mondo libero"

Silente ha detto...

Su Nelson Mandela e sulla sua "santificazione": su "il Giornale" di oggi compare una vignetta del bravo Krancic, che rappresenta l'immagine di Mandela circondata da un'aureola che è un copertone d'auto. Non molti capiranno l'allusione: si riferisce al fatto che i militanti dell'Africa National Congress, da lui fondato, avevano la molto commendevole abitudine di bruciare vivi i presunti "collaborazionisti" mettendogli al collo un copertone d'auto cosparso di benzina.
Mandela, organico al comunismo internazionale e finito in galera per feroci atti di terrorismo, si rifiutò sempre di condannare queste "esecuzioni".

Rimane il fatto che il Sudafrica, che sotto il dominio bianco era una nazione ordinata e in pieno sviluppo, nonostante le "inique sanzioni" volute da un Occidente vile e dimentico della sua storia, ora è in piena crisi: la nuova classe dirigente di colore è un esempio di corruzione, demagogia e inefficienza, i bianchi stanno scappando (dal 12 per cento della popolazione si sono ridotti al 9), la criminalità dilaga mostruosamente e, nonostante le enormi ricchezze naturali, la situazione economica peggiora. Per tutti, anche per i negri, non solo per i bianchi. Le rigidissime politiche di "affermative action" penalizzano i bianchi nell'accesso alle scuole, alle università, alle professioni, alle aziende e alla burocrazia. Enormi risorse sono destinate a un assistenzialismo demagogico e improduttivo riversato sulle township, che alimenta parassitismo sociale e pigrizia individuale.
Non contento, l'African National Congress ha in programma l'esproprio delle terre e dei beni dei bianchi. Come in Zimbabwe, l'ex-Rhodesia, già considerata, sotto la guida degli europei, la "Svizzera dell'Africa", che sotto la dittatura marxista di Mugabe ha scatenato una feroce caccia al bianco con migliaia di farmer assassinati e cacciati dalle loro terre. Ma la stampa non l'ha mai raccontato.

Qualcuno dirà: ma che c'entra questo con un sito cattolico tradizionalista? C'entra, c'entra, non solo come cultura storico-politica generale, di cui talvolta difettano tanti bravi tradizionalisti, ma anche come monito per un futuro forse non lontanissimo...

E se tra le nostre letture reintroducessimo le pagine del pur massone e anglicano R. Kipling sul "fardello dell'uomo bianco"?

Amicus ha detto...

Caro Viandante, concordo totalmente con quel che scrivi. La vera misericordia e la vera amicizia esigono sempre chiarezza evangelica, anche negli atti.

mic ha detto...

Caro Silente è la perenne e drammatica storia delle rivoluzioni (e dei rivoluzionari) che cercano di risolvere i problemi con mezzi soltanto umani.

lister ha detto...

Luisa, quell'articolo dovrebbe leggerlo l'anonimo del 6 alle 23,26 che ha postato il link di un commento di un gesuita(!)...

rosa ha detto...

Silente e Josh,
GRAZIE ! se non scrivessi con l'iPad, userei caratteri cubitali
Nel parlare del Sud Africa di allora e di oggi, non avete citato l' elevatissimo tasso di stupri, anche a carico di bambini e bambine in tenerissima eta', ne' chi furono i piu' accaniti critici dell' apartheid, tra i tanti gruppi etnici del paese, che sono stati anche i primi a lasciare il paese apena cessata l' apartheid
rosa

Josh ha detto...

salve Rosa, ogni tanto ci si fa vivi per qualche piccola puntualizzazione....

Marco Marchesini ha detto...

In una situazione di matrimonio civile (senza divorzio) mi ricordo che tutta la mia famiglia siamo andati ed abbiamo fatto anche il regalo. Evitai però di applaudire, di alzarmi alla cerimonia in comune e di gridare "viva gli sposi". Avrei evitato come la peste assolutamente di fare da testimone.

Per casi di coscienza come questo penso che sia necessario l'auito di un buon Sacerdotote che aiuti ad applicare le norme morali ala caso concreto. Quello che non va bene è l'opposto, ovvero modificare le norme nei casi concreti, è la morale della situazione condannata da Papa Pio XII.

Comunque il caso di coscienza più problematico è l'assistenza al NO se si vive in contesti non tradizionali. Soprattutto quando si notano abusi di ogni tipo.

Marco Marchesini ha detto...

Non è vero che i “tradizionalisti” sono scollati dalla realtà e hanno poco senso pratico. Sono invece ancorati alla realtà in ossequio al realismo tomista.
Quello che è vero è che i “tradizionalisti” cercano di applicare coerentemente i principi cattolici nella vita pratica. Sappiamo benissimo quando la realtà fuori sia del tutto ostile al cattolicesimo soprattutto tradizionale. Il 99,9% dei comportamenti ed idee genuinamente cattoliche tradizionale sono considerati come una follia, un'ottusità, un'arretratezza dai “fuori”, dai “pratici”, dall'attuale contesto sociale che ha ormai del tutto perso ogni riferimento a Dio.
E' il frutto amaro della ribellione a Dio della società moderna. E' chiaro che chi rimane fedele a Dio, non sarò ben visto dal“fuori” se comincia a fare “outing” di quello che realmente pensa e fa.
Che fare?
Rimanere fedeli, oppure scendere a compromessi come hanno fatto gli uomini della Chiesa con il concilio vaticano secondo.
I tradizionalisti con tutti i loro difetti optano per la prima soluzione.

Silente ha detto...

Cara Rosa, giusto e doveroso il tuo accenno alle lobby dei "più accaniti critici dell'apartheid (...) che sono stati i primi a lasciare il paese appena cessato l'apartheid". Certo, la corruttibile e corrotta nuova "classe dirigente" nera è certamente più malleabile dei coriacei, puntigliosi boeri. E per l'innominabile, intoccabile casta mondiale e mondialista, che disprezza noi poveri "goym", è indifferente gestire i suoi sporchi affari diamantiferi e auriferi da Johannesburg piuttosto che da Amsterdam o Londra.
E se i minatori neri si ribellano, basta ordinare alla nuova, democratica, politically correct dirigenza sudafricana di sparargli addosso. Cosa sono, in fondo, i 34 morti dell'ultima repressione? Se l'avesse fatto Botha, ultimo vero leader del Sudafrica bianco e cristiano, sarebbe stato rivolta mondiale, ma l'ordine di aprire il fuoco l'ha dato un discepolo del santificato Mandela. E quindi...
E se i bianchi osano protestare contro il nuovo ordine, basta assassinare i loro leader, come è avvenuto, silenziare i loro organi di stampa, vietare la loro propaganda. Che c'è di strano? E' la democrazia, bellezza.

Gederson Falcometa ha detto...

Me sembra che, il problema di fondo di queste accuse di pelagianesimo, é la dottrina della salvezza. La Chiesa ci insegna che per la salvezza dobbiamo avere fede e buone opere. Papa Francesco vede i tradizionalisti come un luterano vedeva il cattolico prima del Concilio o sia con una fede che è solo una sperienza.

Qui in Brasile siamo stanchi di confutare i protestanti che presentano la dottrina cattolica della salvezza basata solo nelle buone opere nel senso delle opere della legge che S. Paolo condanna. Infatti, l'apostolo ci dice che la giustificazione viene per la fede e non per l'opere per nessuno se gloriare. Nel Vangelo è stato il fariseo e non il publicano a se gloriare: un operava per la legge e l'altro per la grazia che ha il bisogno dell'umiltà per essere data per Dio. Per quanto vediamo, non sono i tradizionalisti che piaciono agli uomini, ma lui stesso. Dopo quello discorso pelagiano del bene e del male a Scalfari, volleva ascoltare quello che per Francesco significa pelagianesimo.

Il titolo del testo dell'avvenire è «I comandamenti se non realizzati fanno male». Ma se possiamo realizzare i commandamenti, non sarebbe per loro che saremmo giustificati? La speranza pelagiana non è quella di realizzare i comandamenti?

La funzione dei comandamenti è quella di dare la coscienza del pecatto e della necessità della grazia, non è attraverso di loro che siamo giusticati. Parlo di comandamenti, i quali il Papa riduce alle "buone parole".

Francesco predica quello che condanna! La sua predicazione è nulla...